Da qualche mese a questa parte è facile imbattersi in articoli di giornale o servizi televisivi riguardo all’emergenza microplastiche nella nostra catena alimentare.

Purtroppo, la nostra catena alimentare è… il pianeta, che tanto abbiamo bistrattato negli ultimi decenni e che ora ci presenta il conto delle azioni collettive dell’umanità.

L’uso di plastiche si è sempre più diffuso dal dopoguerra in ogni settore industriale per via del loro basso costo e della superlativa versatilità che offrono, e mentre la ricerca sulle loro qualità era inarrestabile, è solo recentemente che la comunità scientifica sta riuscendo a documentarne gli effetti tangibili sulla nostra vita quotidiana.

Le microplastiche sono infatti frammenti inferiori ai 5mm che vengono rilasciati nell’ambiente circostante la plastica per via della decomposizione delle molecole che la compongono a mezzo principalmente dei raggi ultravioletti.

Tali microparticelle sono state difatti trovate in animali, vegetali, acqua di falda e di rubinetto, acqua in bottiglia e persino nel corpo e nel sangue umano. Le conseguenze di tali presenze sono tuttora soggetto di studi da parte della comunità scientifica. Per la natura stessa della scienza e della propria ricerca, non vi è quindi ancora una definizione del danno che tale presenza svolge al nostro corpo e quelli degli animali, ma è chiaramente immaginabile che tale presenza non sia un bene per un corpo vivente.

Uno studio recente aveva un titolo-shock eloquente: “Ingeriamo l’equivalente di una carta di credito a settimana

Essendo le microplastiche “ovunque” e non potendo certo vivere di sola aria (anche quella ahinoi non esente da microplastiche – pensate solo ai frammenti dei pneumatici delle autovetture), è prudente cercare di diminuirne l’apporto in ogni modo possibile.

Questo include in modo particolare tutto ciò che mangiamo e beviamo “usa e getta” – bottiglie, contenitori, bustine ecc.

L’utilizzo di impianti di affinaggio d’acqua costituisce sicuramente una maniera di ridurre significativa tale apporto, andando così a diminuire gli eventuali rischi per il nostro corpo.